L'educazione alla scoperta del centro storico? "Comincia dall'infanzia"

Accompagnare i bambini, fin dalla tenera età, alla scoperta del centro storico riservando importanza alla divulgazione delle tradizioni locali, rispettando la ricchezza e la cultura del passato e allo stesso tempo contestualizzandoli nella contemporaneità: è una parte importante del progetto educativo che caratterizza la Scuola dell'infanzia Suore Francescane, presente in città da 130 anni. Ne parlano le maestre che credono e perseguono un coinvolgimento attivo anche da parte delle famiglie, nonni e genitori, verso questa forma di sensibilizzazione. I bambini, attraverso le attività in classe, imparano a scoprire le peculiarità della città con le sue tradizioni.

"Ad esempio per la Madonna del Fuoco abbiamo impastato insieme la piadina - spiega la maestra Loretta Asirelli, che da quarant'anni insegna nella scuola - i bambini si sono divertiti moltissimo e attraverso il gioco trasmettiamo il valore delle tradizioni". Ma ci sono anche le attività all'aperto: il giardino stesso della scuola si presta ad altre forme di apprendimento come la coltivazione dell'orto e di prodotti locali. Durante il periodo della vendemmia i bambini vengono coinvolti attivamente nella raccolta dell'uva e nel processo di produzione e successivamente di imbottigliamento del vino novello (vino che diventa il dono di ogni singolo bambino per la festa del papà). O ancora, durante le uscite didattiche, i bambini diventano giardinieri per un giorno nel bellissimo giardino segreto di Via Andrelini, nel cuore della città. Durante le passeggiate in centro i bambini hanno la possibilità di entrare in contatto con parti significative della città. Durante la Notte Verde della Settimana del Buon Vivere (rispondendo attivamente alle iniziative culturali della città) i bambini ad esempio sono andati alla scoperta del canale che scorre scoperto in Via del Canale oppure della Basilica di San Mercuriale dove, durante i giorni di Natale, viene messo in scena il Presepe Vivente.

"Abbiamo anche bambini stranieri o di religione non cattolica, ma questo non pone limiti al nostro progetto educativo, anzi lo arricchisce. Il papà di una bambina musulmana, ad esempio - continua la maestra Loretta- ha preso parte attiva al presepe vivente, in un'ottica di dialogo tra le culture. Un esempio di rispetto e di interrelazione". Tra le altre attività volte alla conoscenza del centro storico c'è anche quella che riguarda la Biblioteca Comunale: "far conoscere e far amare la biblioteca della città, che è patrimonio comune, è un modo di stimolare nei bambini in età prescolare non solo un atteggiamento di interesse verso il libro ma anche di curiosità verso il luogo in cui i libri sono custoditi." E poi c'è anche il percorso educativo artistico preparato dalle insegnanti dopo un momento di formazione con un'esperta dei Musei San Domenico: il percorso comincia con un laboratorio in sezione e termina con la visita ai Musei. "Il nostro metodo di lavoro - precisano le maestre - trova nell'arte la via per recuperare il passato, per sviluppare la coscienza ell'identità e dell'appartenenza a un gruppo culturale e sociale".

Potrebbe interessarti:

 http://www.forlitoday.it/cronaca/forli-l-educazione-al-centro-storico-comincia-dall-infanzia-ne-parla-l-equipe-educativa-della-scuola-suore-francescane-della-citta-3211817.html

Educazione all’aria aperta: convegno per gli educatori

A Forlì, il Buon Vivere dei bambini ospitato dalla Scuola “Suore Francescane”

Dolores29 settembre 2017 11:00 Educazione all’aria aperta – uno stile di vita è il nome dell’incontro in cui è intervenuto il professor Roberto Farnè, Docente di pedagogia del gioco del dipartimento di scienze per la qualità della vita all’Università di Bologna. Il convegno che si è tenuto giovedì è stato promosso dalla Scuola dell’infanzia Paritaria “Suore Francescane”, dove particolare attenzione è dedicata all’importanza dell’outdoor education. Un incontro pensato per gli educatori, per le maestre e per i genitori, al fine di sensibilizzare questo particolare aspetto della pedagogia in cui i bambini sono protagonisti del l’apprendimento negli ambienti esterni. La condizione dell’infanzia, soprattutto nei contesti urbani della nostra società, è fortemente connotata da tempi programmati in spazi chiusi. I bambini che vivono esperienze libere di gioco e di socialità all’aperto sono pressoché invisibili. Ciò determina un’oggettiva crisi dell’educazione che riguarda lo sviluppo di un vasto arco di competenze psicomotorie, cognitive ed emotive dei bambini. Con l’Outdoor Education (OE) si definisce a livello internazionale un orientamento pedagogico che intende favorire le esperienze in presa diretta con l’ambiente: dal bisogno naturale nell’infanzia di esplorare e mettersi alla prova, ai progetti di educazione ambientale.

I temi del rischio, della salute, del movimento richiedono un profondo ripensamento degli spazi di vita scolastici e urbani, e della professionalità educativa. Questi concetti sono ampiamente spiegati nel volume Outdoor education curato dallo stesso Farnè insieme a Francesca Agostini. “Oggi i bimbi hanno molte opportunità per imparare ma hanno perso dei campi di esperienza che riguardano il corpo, la sensorialità, il contatto con la natura e tutto questo bisogna restituirlo - spiega il professor Farnè -. Voglio essere chiaro - continua - non sono un nostalgico del passato, oggi le condizioni dei bambini sono migliorate però occorre recuperare l’importanza del rapporto con la natura”. Secondo il professor Farnè è importante che le fasi di apprendimento non siano disancorate dalla realtà perché è possibile spiegare a un bambino come funziona il ciclo dell’acqua ma quanto è diverso fargli sentire realmente l’acqua sul viso. Il punto è che il primo limite verso lo sviluppo di questo processo è dato dagli adulti e dai problemi di sicurezza direttamente collegati ai possibili rischi presenti nell’ambiente esterno. “Oggi i bambini vivono agli arresti domiciliari e scolastici e vengono negate loro molte possibilità di fare esperienza. Bisogna insegnare loro che rischio e pericolo sono due concetti diversi e bisogna insegnare loro a valutare il rischio senza inibire la libertà del loro gioco, incoraggiando la loro curiosità”. Dolores Carnemolla